giovedì 21 aprile 2011

Cosmetici: “bio” e “green” non equivale a “cruelty free”

  • Acquistare prodotti cosmetici biologici o green ci mette al riparo dal rischio di contribuire ai test cosmetici su animali? Purtroppo no. Le definizioni 'verde', 'bio', 'naturale', infatti, non sono garanzia di prodotti non testati su animali, anzi, spesso questi concetti si sovrappongono, favorendo la confusione.
    Né l’iniziativa di alcuni organismi certificatori ha potuto mettere ordine a una materia che lamenta un vero e proprio “buco normativo”: pur certificando che un prodotto biologico è privo di pesticidi, coloranti artificiali, organismi geneticamente modificati e materie prime di origine animale, mancano, infatti, rifermenti alla sperimentazione su animali del cosmetico o delle sue materie prime.
    Per essere certi di acquistare trucchi, creme o detergenti non testati su animali, quindi, il modo più sicuro è consultare la Guida LAV al “Non testato su animali”: qui sono indicate le aziende che hanno aderito allo Standard Internazionale “Stop ai test su animali”, promosso in Italia dalla LAV e controllato da ICEA, l’unico disciplinare riconosciuto a livello internazionale in grado di indicare ai consumatori i produttori di cosmetici che hanno deciso di non contribuire alla sperimentazione animale.

    On line è anche possibile firmare la petizione rivolta a Parlamento e Commissione UE affinché venga mantenuto il termine dell’11 marzo 2013, per il divieto totale dei test cosmetici su animali, previsto dalla Direttiva UE sui cosmetici 2003/15/CE. Il termine del 2013, purtroppo, rischia di slittare per  altri 10 anni, durante i quali rimarrebbero praticabili 5 test fortemente invasivi, attualmente ancora consentiti: tossicità per uso ripetuto; tossicità riproduttiva; tossico cinetica; sensibilizzazione cutanea; cancerogenicità. Proprio alcuni dei test che è ancora possibile effettuare in ambito cosmetico, e le vie di soppressioni più comuni nella sperimentazione animale compreso il campo oggetto della petizione, sono stati oggetto di un’investigazione della BUAV (British Union Against Vivisection), effettuata nel 2010 presso alcuni laboratori britannici e durata otto mesi, che ha prodotto un video diffuso in Italia dalla LAV.
    Sono già più di 50 mila le firme raccolte in pochi giorni dalla LAV per impedire che il bando totale dei test cosmetici su animali venga posticipato: è possibile firmare anche presso i tavoli LAV. Hanno aderito a questa campagna anche numerosi personaggi dello spettacolo e della cultura, come Massimo Gramellini (vicedirettore La Stampa), Nando Dalla Chiesa (sociologo), Daniela Poggi, Corinne Clery, Massimo Bonetti (attori), Paola Maugeri (vj), Maria Mazza (showgirl) e altri ancora. La LAV sarà presente in decine di piazze anche nei prossimi fine settimana: ai tavoli i cittadini potranno firmare la petizione e ricevere la Guida LAV al “Non testato su animali”.
    Da decenni una parte crescente del mondo scientifico lamenta l’inattendibilità del modello animale a fini sperimentali a causa dell’estrema variabilità dei risultati da specie a specie, molte ricerche lo confermano e hanno portato all’indispensabile sviluppo di test alternativi: eppure ancora oggi migliaia di animali (topi, cavie, conigli) sono sottoposti a test persino in ambito cosmetico che non solo infliggono loro sofferenze e morte, ma non offrono garanzie di sicurezza ai consumatori dichiaratisi, oltretutto, fortemente contrari ai test su animali”, afferma Michela Kuan, biologa e responsabile LAV vivisezione.
    Barbara Paladini


  • n.b citazione dal sito : http://www.lav.it/index.php?id=1725

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